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giovedì 29 agosto 2019

“C’era due volte il barone Lamberto”

Se hai in mente di visitare una località del lago d’Orta, c’è una cosa che devi sapere. Non è un segreto, anzi: ci piace farlo sapere a tutti!
  Gianni Rodari, lo scrittore famoso per le sue filastrocche, nacque e visse a Omegna per i primi nove anni della sua infanzia. E scrisse un libro in cui l’isola di San Giulio, il lago d’Orta, tutto il territorio intorno e i suoi abitanti sono protagonisti; s’intitola C’era due volte il barone Lamberto.

Il libro racconta una favola che va al contrario e obbedisce solo a se stessa: il protagonista non è un giovane che, dopo mille avventure, diventa adulto, ma un vecchio di novantatre anni, molto ricco e sempre malato, che diventa un bambino di tredici anni.
  La storia, spiega l’autore, va al contrario in onore del lago d’Orta che fa di testa sua:
Il lago d’Orta, nel quale sorge l’isola di San Giulio e del barone Lamberto, è diverso dagli altri laghi piemontesi e lombardi. È un lago che fa di testa sua. Un originale che, invece di mandare le sue acque a sud, come fanno disciplinatamente il Lago Maggiore, il lago di Como e il lago di Garda, le manda a nord, come se le volesse regalare al Monte Rosa, anziché al mare Adriatico.
Perciò, dopo aver visitato i luoghi bellissimi del lago d’Orta, corri in libreria a prendere la tua copia: ogni volta che leggerai la favola del barone Lamberto, riconoscerai i luoghi descritti – l’isola di San Giulio, Orta San Giulio, i paesi del Cusio (Pogno, San Maurizio d’Opaglio, Alzo, Pella, Corconio, Lortallo, Vacciago, Omegna, Gozzano, Ameno), i monumenti (il Belvedere di Quarna, il santuario della Madonna del Sasso, la torre di Buccione, il convento del monte Mesma, il santuario della Madonna della Bocciola, il Sacro Monte di Orta), i monti (l’Alpe Quaggione, il Mottarone, il Monte Rosa) e avrai un intero libro come ricordo delle tue vacanze.

Buon vento!

AiQuattroVenti lago d'Orta Gianni Rodari

giovedì 22 agosto 2019

Il cuore del lago d’Orta è l’isola del silenzio

Fine settembre di un anno fa.

Era l’ultimo giorno di vacanza, o giù di lì. Provavo un senso di pace con una punta di nostalgia in anticipo. Perché ancora la vacanza non era finita, ma ne sentivo già approssimarsi la mancanza.
  Quel giorno siamo arrivati a Orta San Giulio con l’intento di prendere il battello e fare un giro sull’isola di San Giulio.

AiQuattroVenti lago d'Orta Isola del silenzio Isola di San Giulio

Orta è una meta vicina, l’abbiamo percorsa in largo (in lungo non ancora) ma non siamo mai stati sull’isola assieme. Perciò ci sentivamo come due veri turisti a caccia di bellezza e stupore: chiusi alla consuetudine, aperti allo sconosciuto.
  Mi piace arrivare nel cuore del paese da metà altezza, percorrere la strada che dal mare di parcheggi sfiora i tetti del borgo, s’addentra tra i muri dei palazzi e sbuca sulla scalinata della chiesa. Se guardo in alto a sinistra, la sua facciata chiara s’illumina di sole; ma il mio sguardo corre subito in basso, oltre i gradini, verso la piazza, il Palazzotto, i tavolini vestiti di colore dei bar, in cerca del brillio solenne del lago d’Orta.

AiQuattroVenti lago d'orta isola del silenzio isola di San Giulio pozzo gatto

C’erano pochi turisti, oltre noi. Siamo saliti sul battello, lasciato a terra ogni pensiero e partiti alla scoperta. Un breve tratto, percorso con lentezza quasi a misura di sguardo curioso, che si posa sulle forme e i colori di pareti, finestre, darsene. E quando siamo sbarcati c’era un muro, degli scalini e una porta ad arco: di qua le acque placide sotto il blu del cielo, di là una storia diversa.
  La scala sale alla basilica di San Giulio, antica quanto le leggende, e lì accanto inizia la strada che gira attorno all’isola, tra le facciate dei palazzi, scorci di lago, l’abbazia benedettina di clausura, piccoli spiazzi, fronde di giardini nascosti, strettoie, tetti e pareti di ardesia, antiche pietre e forme sinuose.
  Un’insegna indica la via e dei cartelli a sbalzo sui muri riportano parole, frasi che, una dopo l’altra, in senso antiorario scrivono un messaggio (la Via del silenzio) e nel senso inverso ne scrivono un altro (la Via della meditazione). Quanto mi piace tutto ciò!

AiQuattroVenti lago d'Orta Orta San Giulio dall'isola del silenzio

Iniziamo il giro dell’isola lungo la Via del silenzio.

        Ascolta il silenzio.
        Ascolta l’acqua, il vento, i tuoi passi…
        Nel silenzio accetti e comprendi.
        Nel silenzio accogli tutto.
        Il silenzio è il linguaggio dell’amore.
        Il silenzio è la pace dell’io.
        Il silenzio è musica e armonia.
        Il silenzio è verità e preghiera.
        Nel silenzio incontri il Maestro.
        Nel silenzio respiri Dio.

Poi ci giriamo e torniamo sui nostri passi, lungo la Via della meditazione.

        Ogni viaggio comincia da vicino.
        I muri sono nella mente.
        Apri il tuo essere.
        Il momento è ora, qui, adesso.
        Abbandona l’io e il mio.
        Accettati, cresci, matura.
        Sii semplice, sii te stesso.
        Il saggio sbaglia e sorride.
        Se arrivi a essere ciò che sei, sei tutto.
        Quando sei consapevole il viaggio è finito.

Ed è questo secondo messaggio – più del sole sull’acqua, più dell’acqua sui moli di pietra e legno, più dei moli abitati da gatti e gabbiani, più dei gabbiani contro il sole – a rendere magico e unico questo ultimo giorno di vacanza, o giù di lì.

AiQuattroVenti lago d'Orta isola di San Giulio via della meditazione

giovedì 20 giugno 2019

Il giro del lago di Varese in otto zampe, quattro gambe e infinite tappe

L’idea ha preso forma pian piano. Quattro chiacchiere con amici, voglia di lunghe passeggiate in famiglia, di domeniche all’aria aperta, di scoprire nuovi paesaggi: perché non facciamo il giro del lago di Varese a piedi?

Il lago di Varese, se lo guardo su una carta, mi sembra un piede medievale rivolto verso destra; se lo guardo dal finestrino della macchina, lo confondo col lago di Comabbio, perché la strada che percorriamo serpeggia tra le due sponde.
  Tutt’intorno al lago di Varese c’è una pista pedociclabile – parola cacofonica con un significato molto piacevole: è vietato il transito ai veicoli a motore, si va solo a piedi e in bicicletta.
  Attraversa nove comuni del Varesotto: Varese, Buguggiate, Azzate, Galliate Lombardo, Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia, Biandronno, Bardello, Gavirate. A tratti costeggia il lago, a tratti se ne allontana: si addentra nei boschi, sfiora casotti ricoperti di foglie, poi s’apre su lunghi prati di ville d’altri tempi, s’avvicina a porzioni di palude, diventa una strada di periferia tra due file di villette, fiancheggia la provinciale, all’improvviso si fa lungolago con tanto di panchine, accarezza darsene abbandonate…
  La pista è lunga circa ventotto chilometri. Potremmo farcela in poche tappe, ma ancora non sappiamo quante.

AiQuattroVenti giro del lago di Varese pista ciclopedonale

E così, iniziamo il nostro giro del lago di Varese a settembre dell’anno scorso: siamo in tre, in tutto quattro zampe e quattro gambe.
  Una domenica dopo l’altra, raggiungiamo in macchina il nuovo punto di partenza e percorriamo un’ora di strada, andata e ritorno. Baldo, il nostro canide ha dolori alla schiena e a una zampa, non può camminare per più di un’ora. Perciò noi ci adeguiamo: partiamo a metà mattina, ci fermiamo a pranzare al sacco, torniamo a casa nel primo pomeriggio. Soddisfatti, sereni, forti, con gli occhi pieni di bellezza.
  Poi arrivano l’inverno, il freddo, le piogge di primavera e noi ci fermiamo: basse temperature e umidità non fanno bene a Baldo, meglio aspettare.
  Coi primi soli torniamo in pista: la luce è diversa, gli odori e i suoni nuovi, noi nel frattempo abbiamo aggiunto quattro zampe in più, Flora.

AiQuattroVenti giro del lago di Varese

Non siamo partiti dal chilometro zero a Varese, ma dal punto più vicino a noi: il chilometro tredici a Biandronno. Finora abbiamo percorso quattordici chilometri (tra andata e ritorno), attraversato Biandronno passando accanto all’Isolino Virginia, Bardello, il ponte vicino alle chiuse sul fiume Bardello e siamo arrivati oltre il lido di Gavirate.
  Ancora non so quale paesaggio mi sia piaciuto di più, ma te lo racconterò presto.

Buon vento!

venerdì 19 aprile 2019

Che cosa vedere in primavera sul Lago Maggiore e dintorni

Le nostre vacanze si avvicinano; due settimane in balia dell’umore primaverile. Speriamo che le piogge si sbizzarriscano per tre quarti di aprile e poi le giornate splendano serene e tiepide: abbiamo voglia di sole sulle onde, di corse in moto, di lunghe passeggiate.
  Così nasce la nostra “lista delle meraviglie”.

Proprietà dei Borromeo 
Già da marzo è iniziata la stagione di apertura al pubblico delle proprietà dei Borromeo: l’Isola Bella e l’Isola Madre con i loro palazzi e i giardini, che dal 2002 fanno parte del circuito inglese della Royal Horticultural Society; Villa Pallavicino, con la fattoria degli animali; il castello di Angera, con il Museo della bambola e del giocattolo e il giardino medievale; la Rocca di Arona, con i ruderi in cui, si dice, sia nato san Carlo Borromeo.
  Abbiamo visitato le due isole e Villa Pallavicino lo scorso settembre, in vacanza. Per completare la triade del golfo Borromeo, visiteremo l’Isola dei Pescatori. Poi faremo una tappa al Castello d’Angera, che già conosciamo: capita di rado poter gustare la vista di Arona, la sua rocca e il sacro monte di san Carlo dall’altra sponda del lago!

Ai Quattro Venti Lago Maggiore Isola Bella

Il giro del lago di Varese
Il lago di Varese ha una lunga pista ciclopedonale che lo corona. Attraversa una decina di comuni, in parte lungo la riva del lago e in parte in mezzo ai boschi, con qualche breve tratto su strade percorse da automezzi. È lunga più o meno ventotto chilometri e percorrerla a piedi è una continua scoperta: ville, rustici, casette estive in cima a declivi verdi, giardini, prati, orti, darsene, pontili… C’è tutto quel che puoi trovare lungo le sponde di un lago.
  Vogliamo percorrerla tutta a piedi assieme ai nostri cani (ehi, ti ho già presentato Flora, la nuova cagnolina di casa?), in tappe di un chilometro e mezzo: gli acciacchi di Baldo danno solo un’ora di tregua e noi ci adattiamo volentieri. È bellissimo scoprire nuovi posti tutti insieme!

Ai Quattro Venti pista ciclopedonale del lago di Varese

Il parco del golfo della Quassa
Il golfo della Quassa si estende dalla punta di Ranco alla punta della Fornace di Ispra. Il tratto di Ispra è aperto, giocoso, a tratti anche avventuroso, con paesaggi mozzafiato e portali magici verso nuove dimensioni. Mentre il tratto di Ranco è rivestito di verde, con piante rare e rare specie di uccelli. Qui, lo attraversa il sentiero del Verbano, che sfiora lacerti dell’antica storia geologica del Lago Maggiore.
  Abbiamo percorso il lungolago di Ispra assieme a Baldo, la prima volta in un inverno caldo come l’autunno, la seconda in un autunno agli sgoccioli. Siamo arrivati all’inizio del sentiero che si butta nei boschi e rimane la promessa di entrarci e scoprire come continua.

Ai Quattro Venti Lago Maggiore Ranco Parco della Quassa a piedi

Il primo giro in moto della stagione
Il primo giro in moto dell’anno è stato a metà febbraio, quando il caldo improvviso ci ha fatto credere di festeggiare la nuova stagione. Poi c’è stato qualche malanno, vento e ora pioggia, e ci siamo fermati.
  Ho chiesto al marito quale giro farebbe: «Andrei a Santa Maria Maggiore, poi attraversei la Val Cannobina e tornerei dal Lago Maggiore. E mi fermerei a Stresa a mangiare il gelato al K2 (una delle gelaterie migliori del territorio).»
  Io farei il giro del Lago Maggiore, ma al contrario: sponda piemontese, Svizzera e sponda lombarda, inseguendo il sole. L’anno scorso abbiamo saltato il nostro appuntamento e ci è mancato.

Ai Quattro Venti Valle Vigezzo

Buon vento di primavera!

venerdì 8 marzo 2019

Parco Conelli di Belgirate, il giardino delle favole

  Ci sono tutti: Biancaneve, Pinocchio, Cappuccetto Rosso, Alice, Dorothy, Darth Veder, ET, la bella addormentata nel bosco, gli gnomi, i maghi, le streghe, le fate, gli animali fantastici. Abitano in un piccolo parco a pochi passi dal Lago Maggiore, e accolgono con colori sgargianti, poesia e magia chiunque voglia tornare nel fantastico mondo della fantasia.

Ai Quattro Venti Lago Maggiore Belgirate Parco Conelli

  Parco Conelli ha più di un secolo e mezzo, si trova su una striscia di terreno proprio di fronte al lago, separata dalla sponda solo dalla strada principale. Se arrivi da Arona, lo trovi subito dopo il confine di Lesa e poco prima della strettoia che immette in Belgirate. Puoi parcheggiare sul lungolago, attraversare le strisce pedonali, varcare il cancello e dimenticarti di tutto: è il giardino delle favole, dove stupirsi, meravigliarsi, sognare e smettere di essere adulti.

Ai Quattro Venti Lago Maggiore Belgirate Parco Conelli Roberto Bricalli

  Che cosa lo rende speciale, unico e raro, lo si capisce subito appena entrati. Il parco è una porzione di giardino all’italiana dell’antica dimora dei Conelli, in apparenza come molti altri: a più livelli, dal piano d’ingresso sale verso la collina e scende seguendo il corso d’un ruscello, tra gli alberi e i cespugli tipici di questi luoghi. Nella sostanza è un giardino delle favole: il Principe Rospo di Roberto Bricalli ti accoglie dal suo stagno-fontana, mentre un sentiero si snoda tra le piante e i dipinti di Nicola Pankoff.

Ai Quattro Venti Lago Maggiore Belgirate Parco Conelli giardino delle favole

Se vivi ad Arona, non puoi non conoscere Nicola Pankoff, la sua musica, i suoi quadri e i suoi colori. Sono cresciuta tra le sue opere, le vedevo ogni giorno in casa, da amici, nei negozi, nei bar. Ho un suo quadro in camera e ne vorrei altri mille, perché sono dipinti narranti, che traboccano di storie fantastiche – a volte riconoscibili, a volte inimmaginabili. Entrerei volentieri nei suoi quadri, per viverle in prima persona, conoscere i tantissimi personaggi, fermarmi ad assaggiare il cibo e incamminarmi sui ponti a strapiombo sui fiumi. Ne sento gli odori, i suoni, le consistenze, i sapori. Potrei anche vincere la paura del vuoto e salire su una sua mongolfiera, tanto sono curiosa di vederli  dall’alto.

Ai Quattro Venti Lago Maggiore Belgirate Parco Conelli Nicola Pankoff

  Sono entrata per la prima volta nel giardino delle favole lo scorso settembre. Era pomeriggio, il sole dietro la collina: il posto ideale per godere un po’ di fresco tra la natura, l’arte, la bellezza del lago e un pizzico di magia. Eravamo soli, io e il marito, alla scoperta dei dipinti, a caccia dei particolari, immersi nel piacere della sorpresa e del silenzio. Inutile dire che me ne sono innamorata all’istante.

Ai Quattro Venti Parco Pubblico Villa Conelli

giovedì 4 ottobre 2018

Turista a casa mia

  Non tutte le vacanze sono vacanze. Alcune, quando tutto va a rotoli, diventano cacanze (ohibò); altre, passate a casa tra commissioni e soliti orizzonti, rimangono casanze (ahimè). Poi ci sono quelle vacanze vissute da turista a casa, come le mie.

  Sono rimasta a casa e ho fatto la turista. Ho preso traghetti, pagato biglietti, visitato parchi archeologici, giardini botanici, palazzi rinascimentali e musei avveniristici. Ho collezionato mappe turistiche, scontrini, pieghevoli e cartoline. Ho visto meraviglie, mi sono divertita tantissimo e, la sera, mi sono addormentata nel letto più comodo che c’è: il mio.

  Lago Maggiore, lago d’Orta, lago di Lecco, lago di Varese; Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta; automobile, moto, battello e, soprattutto, piedi.
  Qui intorno ci sono luoghi unici e storie affascinanti, un po’ come in tutta Italia.

  Questo il mio consiglio: se per qualsiasi motivo ti ritrovi a casa durante le vacanze, cogli l’occasione per scoprire le bellezze dei dintorni, quelle che hai visitato l’ultima volta in gita scolastica o che ancora non conosci perché “tanto posso andarci quando voglio”, e abbandonati al piacere di fare la turista a casa tua.
  Curiosità, lentezza, scoperta e comodità: sono dei buoni ingredienti per una vacanza golosa.

Lago Maggiore Isola Bella

giovedì 13 settembre 2018

In vacanza sul Lago Maggiore

L’estate sta finendo e le vacanze si avvicinano: evviva!
Per quest’estate avevo progettato gite, racconti e tantissime foto; invece sono rimasta chiusa in casa, sfinita dal caldo anomalo. Tra pochi giorni, però, iniziano le nostre vacanze e voglio godermele fino all’ultimo secondo.

Non andremo lontano, il nostro “quartier generale” sarà proprio casa. Baldo, il canide, ha bisogno di riposo, perciò mentre lui farà lunghi pisolini noi fingeremo di essere turisti in visita sul Lago Maggiore.
Abbiamo preparato un elenco: i posti da vedere sono tanti, alcuni già conosciuti, altri ancora da scoprire, a pochi minuti o a poche ore di distanza.

Sull’acqua

Le isole del Golfo Borromeo sul Lago Maggiore, in provincia di Verbania: isola Bella, isola Pescatori e isola Madre.
Le isole di Brissago sul Lago Maggiore, in Canton Ticino (Svizzera): isola Grande e isola dei Conigli.
L’isola di San Giulio sul lago d’Orta, in provincia di Novara.

Tra piante, fiori e animali

Il Parco di Villa Pallavicino a Stresa.
Villa Taranto a Verbania.
Il Giardino botanico Alpinia a Stresa.

A spasso nel tempo

L’Isolino Virginia sul lago di Varese con il complesso monumentale dell'isola e il Museo Civico Preistorico.
L’area megalitica di Saint Martin de Corleans e i resti romani di Aosta.

Per altri laghi

Le città di Varese sul lago di Varese, in Lombardia.
La città di Como sul Lario, in Lombardia.
La città di Lugano sul Ceresio, in Svizzera.
Il lago di Viverone in Piemonte.
Il lago d’Iseo in Lombardia.

Ci andremo in moto, per moltiplicare il divertimento. E se piove… Be’, se piove faremo come tutti i turisti in vacanza: ombrello e via!

Buon vento, profumato di dolcissimo osmanto.


in vacanza sul Lago Maggiore

venerdì 4 agosto 2017

Tre laghi in tre giorni

Abbiamo avuto ospiti, un fine settimana di luglio. Tre giorni per visitare le nostre bellezze, ma senza correre.

Mi piace mostrare qualcosa che sia legato da un filo conduttore, perché chi passa di qui per la prima volta se ne innamori e non lo scordi più.
Il filo conduttore è stato il lago. Non lo stesso lago, bensì un lago diverso per ogni giorno di visita: venerdì il Lago Maggiore, sabato il lago di Mergozzo e domenica il lago d'Orta.


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È venerdì sera, il cielo è limpido e l'aria si sta rinfrescando. Il posto migliore (e più vicino a casa nostra) per guardare il Lago Maggiore dall'alto è la Rocca di Arona. Dal belvedere si notano le coste piemontese e lombarda che si avvicinano per poi separarsi, si distingue il candore dell'Eremo di Santa Caterina e s'immagina il Golfo Borromeo che si apre, lassù, con le sue preziose isole. Qualche altro passo e si rimane estasiati ad ammirare i tetti rossi di Arona, le scie blu tra le onde e, laggiù, il lago che si restringe e lascia il posto al fiume Ticino.


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È sabato sera, poco prima del tramonto: il momento giusto per assistere allo spettacolo di colori sull'acqua. Il lago di Mergozzo è piccolo, dalle acque scure (ma è solo il riflesso degli alberi circostanti), sembra quasi una piscina naturale: c'è chi nuota, chi si tuffa dalle rocce, chi pagaia. L'acqua è pulita: non c'è alcuna imbarcazione a motore, né alcuno scarico inquinante. A un'estremità si affaccia il paese di Mergozzo, all'altra un piccolo canale lo collega al Lago Maggiore; tutto intorno il Montorfano e gli inizi della Val Grande.


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Domenica mattina lasciamo che i nostri ospiti si godano l'atmosfera del lago d'Orta in solitaria. Dalle sponde di Orta San Giulio, lungo la passeggiata che ben conosciamo, per lasciarsi rapire gli occhi e la mente da ville - tra cui spicca Villa Crespi con il suo minareto turchese e gli illustri proprietari -, le onde, l'isola di San Giulio, le piazze, i cortili e le terrazze affacciati sull'acqua. E poi su, oltre la chiesa in cima alla scalinata, sulla strada che porta al Sacro Monte dedicato a San Francesco.



Il Lago Maggiore ai quattro venti:
Il Lago Maggiore + pillole di... (scaricabile)
Il giro del Lago Maggiore in moto: la tradizione continua + itinerario (scaricabile)

Il lago d'Orta ai quattro venti:
La passeggiata sul lungolago di Orta San Giulio + quattropassi a... (scaricabile)
Il giro del lago d'Orta in moto + itinerario (scaricabile)

venerdì 12 maggio 2017

Tutto il mondo nei giardini botanici di Villa Taranto

Era una calda domenica di aprile e siamo andati ai giardini botanici di Villa Taranto per perderci nel labirinto di tulipani.

Villa Taranto si trova a Verbania, in un angolo del Lago Maggiore fortunato e baciato dal sole: dalla sponda pian piano sale verso verso la collina del Castagnola, in un tripudio di colori, profumi e suggestive visioni.

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Siamo in tre, due bipedi e un quadrupede: parcheggiamo sul lungolago {}, entriamo e paghiamo l'ingresso. Assieme ai biglietti ci consegnano una mappa, perché il parco è grande, la via principale intersecata da sentieri secondari, le occasioni per perdersi a rimirare innumerevoli.

È la stagione dei tulipani e delle camelie, ancora per pochi giorni e sfioriranno. Nel frattempo si aprono i calici dei rododendri e delle azalee. Per le ortensie, invece, c'è ancora da aspettare.


aiquattroventi-villataranto-tulipani

Seguiamo la mappa, a ogni numero segnato corrisponde un'area del parco e un numero tridimensionale che segna la via da percorrere. Il viale di conifere; la valletta delle felci; il giardino all'italiana con la fontana dei putti; il labirinto dei tulipani (e tra qualche settimana delle dalie); la serra e i giardini verticali; il mausoleo del Capitano Neil Boyd Mc Eacharn, proprietario e ideatore; il viale degli aceri; il grande castagno secolare (ha quattrocento anni!) da cui spuntano rami di rododendri; il bosco dei rododendri e quello delle magnolie; la valletta attraversata dal ponte; la villa vera e propria, dimora del Capitano dal 1931 e ora sede della prefettura di Verbania; i giardini terrazzati con le cascatelle, i giochi d'acqua e il giovane pescatore che dirige gli schizzi; le vasche dei fior di loto e delle ninfee; il viale delle personalità (un albero piantato per ogni personaggio famoso in visita); il giardino d'inverno; il belvedere e poi brevi tornanti che sospingono verso l'uscita.


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Nomi che suggeriscono visioni, cui corrispondono angoli colorati di fiori; piccoli mondi a parte che iniziano, sbocciano e terminano là dove un altro prende forma.
Sono un'opera d'arte viva e in continua evoluzione, che dal 1935 raccoglie e accoglie piante, amatori e curiosi: i visitatori giungono da lontano e ammirano questo museo di rarità provenienti da ogni angolo della Terra. 
Sono la realizzazione del sogno di un uomo appassionato, il Capitano Neil Boyd Mc Eacharn, scozzese d'origine e viaggiatore per indole, che girò il mondo per portare le piante del mondo a casa sua. 

Per qualche ora ci siamo lasciati accarezzare dalla sua atmosfera onirica, con la sensazione di essere ovunque eppure in un unico posto: qui sul Lago Maggiore.

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{} In ogni caso, all'entrata del parco c'è un piccolo parcheggio per macchine e moto riservato ai visitatori; a ogni mezzo che esce, ne fanno entrare uno.

lunedì 10 aprile 2017

C'era una volta la Siberia ad Arona

Martedì mattina, appena posso, vado al mercato ad Arona.
Adoro i mercati, più sono grandi e variopinti, più mi piacciono. Il mercato di Arona non è enorme, ma nemmeno tristemente piccolo: si stende sul lungolago, riempie di colori e odori i viali, ne ruba i posteggi, aggroviglia il traffico e muta come per magia il paesaggio.

aiquattroventi-arona-siberia-prati

Martedì mattina, quindi, appena posso, scendo dalle colline, parcheggio ad Arona nella via in cui sono cresciuta e m'incammino verso il lago.
Da un po' di tempo, invece di fare la solita strada trafficata che va alla stazione e al mercato, percorro una stradina che attraversa la città e giunge dalla parte opposta.
Prima non esisteva: qui c'erano prati e una fabbrica di orologi. Al posto dei fiori, poi, sono spuntati nuovi condomini e parcheggi e un parco giochi per bambini e un'area sgambamento per cani e nuove strade che portano a nuovi cortili.

aiquattroventi-arona-siberia-storia

Percorro una stradina che unisce due rioni lontani, il mio (di quando ero piccola) e la Siberia. La Siberia ad Arona? Ebbene, sì!
Il rione Siberia aveva un grande prato: con le acque del torrente Riale s'allagava, col freddo invernale gelava e gli abitanti raccoglievano le lastre di ghiaccio per conservare la carne nelle cantine dei macellai.
Una targa posta all'inizio della stradina ne mantiene - per fortuna - il ricordo: ecco perché c'era una volta la Siberia ad Arona.

Buon vento

venerdì 13 gennaio 2017

Sui sentieri di Invorio

Nove giorni chiusi in casa da una doppia influenza (mia e del marito). Nove giorni di sole brillante e cielo terso - e aria di ghiaccio. Me me accorgo quando esco ad aprire e chiudere le persiane, le uniche sortite quotidiane.
Il decimo giorno non stiamo più nella pelle, vogliamo uscire! Una passeggiata tranquilla, un giro veloce, qui a Invorio. Così lasciamo la casa: i bipedi imbacuccati da testa a piedi, il quadrupede zampettante d'impazienza.

Il bello di Invorio è che si trova nel Vergante e alterna i centri storici delle tante frazioni a cascine antiche, campi, villaggi moderni e boschi.
Tempo fa ci siamo imbattuti per caso in un cartello intrigante: "Percorso della Memoria", diceva. Oggi lo seguiamo per scoprire dove ci porta.

aiquattroventi-percorso-della-memoria-invorio-novarese

Attraversiamo piazza Vittorio Veneto, quella del municipio, imbocchiamo via Cesare Battisti, svoltiamo in via Dorina Bertona Bellosta, là dove la bella casa d'epoca e un cartello segnano l'inizio del percorso. Fiancheggiamo la fabbrica della Barazzoni (hai presente le pentole? Ecco, le fanno qui) e percorriamo la via Dorina Bertona Bellosta, tra campi, boschi e ville residenziali.
Un nuovo cartello segna la direzione del percorso, lungo una strada di terra, che ben presto si dirama in due sentieri. Seguiamo quello di sinistra e ci addentriamo nel bosco.

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E penso. Se abitassi nell'ultima villa sul sentiero, ogni domenica mattina uscirei col Baldo per una passeggiata tra gli alberi, fino a riconoscere ogni svolta, ogni ceppo, ogni profumo. Rimetterei in ordine i pensieri e ritroverei l'equilibrio, passo dopo passo, via gli affanni della settimana, via la frenesia, via tutto ciò che nella fretta intralcia. Domenica dopo domenica, imparerei a conoscere il bosco.

aiquattroventi-sentieri-invorio-novarese

Come il signore che incontriamo, nel silenzio frusciante, cui chiedo informazioni sul percorso. Poco più in là c'è un cippo commemorativo, per ricordare il partigiano Ugo Ballerini, e un bivio: a destra si arriva fino alla frazione di Barquedo, a sinistra si raggiunge la Baraggia e da lì via Cesare Battisti, per ritornare in paese.

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Solleviamo nuvole crocchianti di foglie e il marito ricorda quando, da piccolo, il bosco era pulito. I proprietari ne raccoglievano le foglie, i rami caduti, pulivano i sentieri, così l'acqua piovana penetrava nel terreno (invece di ruscellare su uno strato spesso di foglie secche e invadere le strade asfaltate) e il bosco si manteneva vivo. Una volta non era solo un posto dove passeggiare, ma una ricca risorsa di materie prime: curarlo era importante come curare la propria salute.

aiquattroventi-sentieri-piume-invorio-novarese

Sentiamo il rumore d'autostrada, intravediamo sotto di noi una via conosciuta. Ma è lontana, è già mezzogiorno, abbiamo fame: torniamo sui nostri passi, la via più breve.
D'altronde è il decimo giorno e nove li abbiamo passati con l'influenza: meglio andarci piano.

Buon vento 

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