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giovedì 28 maggio 2020

Primavera 2020. In moto sul Lago Maggiore

Mentre ti scrivo piove, ma voglio raccontarti di due splendide giornate di sole, tra le prime in cui abbiamo potuto girare da una provincia all'altra, in moto insieme.

Una dozzina di giorni fa abbiamo lavato la moto, provato le giacche e siamo montati in sella. Era mattina e faceva ancora fresco. C'era il sole, c'era il vento e già pregustavo il nostro mini giro: sapevo esattamente come i raggi del sole avrebbero colpito le onde dei laghi, bagnandole di brillantini dorati.
  Non salivo in moto da almeno un anno. Non uscivo di casa per svago da almeno tre mesi ed ero un po' agitata. Ho infilato in tasca le chiavi di casa, i documenti, il telefono, la mascherina e via!

L'abbiamo presa larga: dal paese siamo scesi al lago d'Orta, per passare da Omegna, attraversare Gravellona Toce, svoltare verso Verbania e tornare indietro lungo il Lago Maggiore. Un giro classico, tranquillo, meravigliosamente blu e verde, luminoso di sole.

Le strade erano vuote, poche moto, pochissime automobili. Faceva impressione ed era bello al contempo: queste strade piene di villeggianti, turisti, escursionisti e gente del luogo, con rientri lunghi chilometri nelle ore di punta, puzzolenti di gas di scarico; queste strade erano tutte nostre.
  Gli alberghi maestosi chiusi, le saracinesche abbassate, i cancelli dorati sbarrati. I marciapiedi vuoti, i lungolaghi vuoti, poche persone ai pochi bar aperti. Era surreale, e nel silenzio umano spiccava una grande vivacità naturale.

Non sapevo più da che parte guardare: gli occhi si posavano in automatico nei miei punti di riferimento – quella villa, quell'ansa di lago, quel giardino –, scappavano sull'acqua, contavano le barche a vela, si perdevano nella bellezza pura.

Tra i cinque sensi, il più sensibile quando si viaggia in moto non è la vista, ma l'olfatto: il naso sente odori e profumi forti e vivi, gli occhi ne cercano l'origine nel paesaggio.
  I profumi dolci e inebrianti di gelsomino, di tiglio e di biancospino, l'odore denso e intenso di verde ubertoso, di sottobosco accaldato e di rive di lago. Come tornare finalmente a casa.

È stato un bellissimo giro, la cura perfetta per questi mesi di clausura. Mi ha riempito di forme, colori, aria fresca, profumi, un meraviglioso senso di libertà e speranza.

Dieci giorni dopo siamo di nuovo in sella: è festa e non c'è modo migliore per festeggiare. È pomeriggio inoltrato e fa caldo. C'è il sole, c'è un'aria caldissima e già pregusto calma, tranquillità e profumi intensi.
  Il giro è lo stesso, ma al contrario: scendiamo verso il Lago Maggiore e ritorniamo dal lago d'Orta.

Le strade sono piene, nella corsia opposta le automobili sono ferme in coda, le moto oltrepassano la linea bianca. Sul lago di nuovo i battelli, con le loro lunghe scie e i motori vibranti. I marciapiedi pieni di gente, i parcheggi ricolmi, i semafori affollati. Gente che mangia, che ride, che chiacchiera, seduti ai tavolini (affollati) dei bar, uscita dalle gelaterie con i loro trofei.
  Questa falsa normalità fa ancora più impressione del silenzio. È l'immagine vivente del braccio di ferro tra voglia di spensieratezza e buon senso – e non mi pare stia vincendo quest'ultimo.

Certo, qui si vive di turismo e per tre mesi le guide turistiche, gli accompagnatori turistici, le guide naturalistiche, gli operatori museali, le aziende di trasporti turistici, gli autisti a noleggio, i tassisti, gli scafisti, i ristoratori, i negozianti, gli albergatori, gli imprenditori extra alberghieri, le agenzie turistiche e di eventi non hanno lavorato. Quasi metà stagione è passata nel silenzio e nell'immobilità.

Ma quanto è meraviglioso sentire i profumi senza dover annusare i gas di scarico di flotte di automobili, autobus e battelli? E assaporare la bellezza di questi posti senza sgomitare e immergersi nella folla rumorosa? E trovare il giorno dopo le passeggiate pulite, senza sacchetti di rifiuti che trasbordano dai cestini urbani?

AiQuattroVenti primavera 2020 in moto tra Lago Maggiore e lago d'Orta


giovedì 29 agosto 2019

“C’era due volte il barone Lamberto”

Se hai in mente di visitare una località del lago d’Orta, c’è una cosa che devi sapere. Non è un segreto, anzi: ci piace farlo sapere a tutti!
  Gianni Rodari, lo scrittore famoso per le sue filastrocche, nacque e visse a Omegna per i primi nove anni della sua infanzia. E scrisse un libro in cui l’isola di San Giulio, il lago d’Orta, tutto il territorio intorno e i suoi abitanti sono protagonisti; s’intitola C’era due volte il barone Lamberto.

Il libro racconta una favola che va al contrario e obbedisce solo a se stessa: il protagonista non è un giovane che, dopo mille avventure, diventa adulto, ma un vecchio di novantatre anni, molto ricco e sempre malato, che diventa un bambino di tredici anni.
  La storia, spiega l’autore, va al contrario in onore del lago d’Orta che fa di testa sua:
Il lago d’Orta, nel quale sorge l’isola di San Giulio e del barone Lamberto, è diverso dagli altri laghi piemontesi e lombardi. È un lago che fa di testa sua. Un originale che, invece di mandare le sue acque a sud, come fanno disciplinatamente il Lago Maggiore, il lago di Como e il lago di Garda, le manda a nord, come se le volesse regalare al Monte Rosa, anziché al mare Adriatico.
Perciò, dopo aver visitato i luoghi bellissimi del lago d’Orta, corri in libreria a prendere la tua copia: ogni volta che leggerai la favola del barone Lamberto, riconoscerai i luoghi descritti – l’isola di San Giulio, Orta San Giulio, i paesi del Cusio (Pogno, San Maurizio d’Opaglio, Alzo, Pella, Corconio, Lortallo, Vacciago, Omegna, Gozzano, Ameno), i monumenti (il Belvedere di Quarna, il santuario della Madonna del Sasso, la torre di Buccione, il convento del monte Mesma, il santuario della Madonna della Bocciola, il Sacro Monte di Orta), i monti (l’Alpe Quaggione, il Mottarone, il Monte Rosa) e avrai un intero libro come ricordo delle tue vacanze.

Buon vento!

AiQuattroVenti lago d'Orta Gianni Rodari

giovedì 5 febbraio 2015

Quattro passi sul lungolago di Orta San Giulio

Oggi inauguro una nuova serie di schede dedicate alla passeggiata della domenica. Si chiama Quattro passi e la prima scheda riprende la passeggiata sul lungolago di Orta San Giulio di qualche settimana fa.

Puoi trovare:
  • informazioni sul percorso: il punto di partenza e d'arrivo, la lunghezza in chilometri, la durata in ore e la difficoltà (non saranno mai difficili, se li proviamo noi!)
  • altre informazioni: dove andare (città o paese, provincia e regione d'Italia), quando andare (in quali stagioni), come andare (con quale mezzo) e perché andare
  • la mappa del percorso: sono riportati i numeri corrispondenti alle strade da percorrere o alle tappe lungo la via
  • la legenda: sono indicati i nomi delle strade e alcune notizie utili

Ebbene sì, ho un debole per le schede! Mi piace riunire in una sola pagina tutte le notizie necessarie per godersi un bel giro a piedi o in moto nel tempo libero, e mi piace condividerle con te: puoi scaricarle in attesa dell'occasione giusta; o stampare, piegare più volte e infilarle nella tasca dei jeans, oppure inserirle in un quaderno ad anelli e creare una piccola guida.
In ogni caso, spero ti facciano piacere e d'incontrarti presto su queste strade.

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Buon vento!

giovedì 15 gennaio 2015

La passeggiata sul lungolago di Orta San Giulio

Domenica, sole intenso e vento forte.
Piccolo preambolo: rimandiamo da tanto tempo questa passeggiata attorno al promontorio di Orta San Giulio, ma oggi è il giorno giusto e siamo pronti a gustarcela. Scarpe comode, giacche pesanti e cappelli di lana ben calati sulle orecchie (per noi), pettorina e guinzaglio resistenti (per il canide): tutti in macchina, si parte!
Dopo qualche minuto di discese, salite e curve a ricciolo, giungiamo a Orta San Giulio, parcheggiamo la macchina e imbocchiamo la stradina pedonale. Il canide Baldo si lancia all'inseguimento di profumi nell'aria, il marito si lancia all'inseguimento del Baldo e io sfodero la macchinetta fotografica a caccia di emozioni: iniziamo così la nostra piccola avventura.

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Tra giardini privati e muri di case abbandonate, seguiamo il viottolo grigio e ci ritroviamo sul lago. Davanti a noi un nastro di pietre si srotola a fianco delle onde blu. Ogni tanto si allarga quel poco per diventare un piccolo molo con gradini, con pali di legno a fare la guardia.
Il vento si diverte, alza le onde con vigore finché non si tuffano contro le pietre con grandi spruzzi. Un piccolo lago, il lago d'Orta, che oggi si dà arie di mare.
Fa freddo, il sole colora di giallo i rilievi sull'altra sponda, mentre qui siamo in ombra in balia del vento. La strada divide le case dai loro giardini sull'acqua, s'insinua tra i muri e ci mostra angoli un tempo nascosti, una torretta, un giardino abbandonato, una porta azzurra chissà quante volte aperta ai visitatori, dei sacchi di sabbia contro la violenza dell'acqua.
All'improvviso c'è un lampione, la strada svolta seguendo la costa e ci ritroviamo in pieno sole: con una mano alla fronte, vediamo l'isola di San Giulio. E poi cancelli in ferro battuto, siepi verdissime, barche in attesa della bella stagione, cani mordaci, ville signorili. La stradina abbandona la costa del lago e ci porta in centro paese.

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Orta San Giulio non può essere spiegato a parole, bisogna vederlo coi propri occhi: ovunque è uno scorcio da ammirare, i colori di muri, piante, lago e cielo dipingono un quadro nuovo ogni ora.
Lungo la via principale del borgo, angusta e piena di visitatori, ci lasciamo distrarre un po' dalle luci delle ricche vetrine. Sfociamo nella piazza e, tra le antiche colonne del Palazzo della Comunità, le facciate color pastello dei palazzi, la serenità emanata dall'isola di San Giulio, proseguiamo oltre l'Albergo Orta. Ci lasciamo alle spalle gli ultimi negozi e ristoranti, l'ultima chiesa, gli ultimi palazzi e giardini fortunati - finché non rimane la strada, le onde del lago, i colori del cielo spennellati da un sole pigro, quasi al tramonto.

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La strada ci accompagna lungo l'ultimo tratto del promontorio. Poi, con una breve salita, ci riporta al punto d'inizio: siamo di nuovo qui, sotto lo sguardo di Villa Crespi. Saliamo in macchina, cinture legate per tutti; abbasso l'aletta parasole e mi guardo nella striscia di specchio: mai avuti gli occhi così vivi e brillanti.

Buon vento d'inverno.

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