Sabato sono stata a Milano, la città che sa stupirmi ogni volta di più.
Ho incontrato delle amiche, uno di quegli incontri che ti ricaricano le energie per almeno un mese intero: tutti dovrebbero avere amicizie preziose.
Ogni volta che vado in città, rifiorisco: mi sveglio pimpante (anche se son le sei del mattino), considero con attenzione ogni particolare dei miei abiti, metto in borsa gli oggetti di cui non potrò fare a meno durante la giornata (libro per il viaggio, rossetto per eventuali ritocchi, ombrellino caso mai il tempo facesse le bizze), do un bacetto al Baldo e scappo in stazione. Appena salgo sul treno mi preparo a godermi il viaggio: fuori il libro e la matita, ché qui si studia!
Appena scendo dal treno, mi sorprendo a canticchiare col sorriso sulle labbra: amo la città, quell'aria di libertà che spira tra i palazzi e i passi frettolosi della gente, amo sentirmi di nuovo giovane e allegra, me stessa come non mai.
Canticchiando arrivo all'appuntamento e, abbraccio dopo abbraccio, bacio dopo bacio, mi lascio andare alla piacevolezza e al calore di queste ore assieme.
Dal cuore della stazione di Porta Garibaldi scivoliamo verso la luce del sole, attraversiamo sulle strisce, ammiriamo il Bosco Verticale - sospirando -, saliamo sulle scale mobili e ci troviamo nel bagliore di Piazza Gae Aulenti.
Una piazza che ogni volta mi fa esclamare: "Oh!" per la sua bellezza.
Col naso all'insù osservo il cielo specchiarsi e rompersi sulla facciata sinuosa delle torri di Cesar Pelli. Poi lo sguardo scivola sul piccolo lago centrale, dove l'acqua rimbalza in giochi di destrezza, tra i bambini che ridono e genitori che sorridono e un'atmosfera di calma spensieratezza. È vero, è una piazza dove si lavora, sotto di noi c'è un supermercato con l'andirivieni e il caos ripetitivo tipico di questi luoghi, attorno negozi sempre aperti con la loro cospicua dose di turisti, iniziative di ogni genere e sostanza si svolgono sotto il suo sguardo attento, eppure...
Mi sembra come se avessi preso un treno per il futuro o per una realtà parallela del nostro presente. Ricordo le descrizioni di mio padre, cresciuto nel quartiere Isola, qui accanto, e sento uno stridio di sottofondo: come dei freni azionati dopo una velocissima corsa su rotaie.
Dal concetto astratto di lontane lezioni sui paesaggi turistici, mi ritrovo a osservare il cuore pulsante del fenomeno - edilizio, geografico e sociale - di gentrificazione; qui a Milano.