Una domenica mattina.
Gli dico: "Ci pensi tu?" Mi dice: "Ci penso io." Gli dico: "Dunque?" Mi dice: "Dunque ti porto ad Arcumeggia."
Gli dico: "Ci pensi tu?" Mi dice: "Ci penso io." Gli dico: "Dunque?" Mi dice: "Dunque ti porto ad Arcumeggia."
Arcumeggia è una frazione di Casalzuigno, si trova in Valcuvia, nel Varesotto, ed è famosa per i suoi muri d'autore.
La sua storia è fiabesca: negli anni Cinquanta il paese giace quasi disabitato, destinato a scomparire dalla memoria, finché delle persone illuminate, armate di cultura, ingaggiano una battaglia contro l'inevitabile abbandono dei luoghi montani, e vincono. Così Arcumeggia riprende vita, vigore e colore: ospita una scuola di pittura tenuta dagli artisti più noti e una mostra permanente a cielo aperto con le opere di maestri e allievi, le cui tele sono i muri stessi delle case.
Lui è il Bocc, cioè il caprone. Ha vissuto a lungo da queste parti, tanto da diventarne simbolo dell'economia montana. |
Ed eccoci in moto verso Arcumeggia: costeggiamo le rive lombarde del Lago Maggiore, alla casa ricoperta d'edera svoltiamo verso la chiesa romanica di Brebbia, attraversiamo il centro di Besozzo, salutiamo la maestosa Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno, lasciamo la strada principale e saliamo verso la piccola frazione. Dopo quattordici tornanti, ci siamo.
Il parcheggio è dietro la fermata dell'autobus, di fronte alla casa che ospita la Pro Loco. Entriamo qui, chiediamo informazioni per seguire il percorso dei muri d'autore e ci consegnano una mappa e un cubetto-audioguida.
Il parcheggio è dietro la fermata dell'autobus, di fronte alla casa che ospita la Pro Loco. Entriamo qui, chiediamo informazioni per seguire il percorso dei muri d'autore e ci consegnano una mappa e un cubetto-audioguida.
Dopo un pranzo veloce sotto gli alberi, inizia la nostra passeggiata guidata alla scoperta di questo piccolo gioiello.
Saliamo per scale di pietra, entriamo in cortili privati (sfidando cani al sole - guardiani indomabili) e osserviamo la bellezza dell'arte e della natura legate assieme. Si sale e si scende, si legge, si ascolta e si cerca, mentre gli abitanti di quei cortili preparano le valigie (domani inizia la scuola), si danno l'arrivederci alla prossima estate, mostrano i lavori di ristrutturazione nella casa dei nonni, si riposano al tepore che entra dalle finestre.
È un paese vivo all'ennesima potenza: nei suoi ricordi, nel passato contadino, nei suoi abitanti, nella curiosità dei visitatori (nessuno di quelli incontrati parla italiano), nella natura montana, nei suoi muri d'autore che continuano a raccontare la loro storia.
Buon vento, colorato e illuminato